Famiglie affidatarie e volontari


CHI PUÒ CHIEDERE L’AFFIDAMENTO FAMILIARE?

L’Affidamento familiare è un istituto giuridico che ha la funzione di accogliere un adolescente in una coppia sposata ma anche convivente, con o senza figli, o anche da parte di una persona single. Una delle caratteristiche dell’Affidamento familiare è la temporaneità. Il minore, da parte sua, può chiedere l’Affidamento familiare come forma di accoglienza alternativa e farsi protagonista del proprio percorso di integrazione.

I volontari sono tutte quelle persone che pur non prendendo in carico il minore hanno voglia di coinvolgerlo in esperienze formative e ricreative, partecipando al suo sviluppo personale. I volontari agiscono in supporto alla famiglia o alla singola persona affidataria, in base alla propria disponibilità

Quanti modi per accogliere?

Le leggi 184/83 e 149/01, che nel caso di minori arrivati in Italia soli vanno lette insieme alla legge 47/2017, hanno privilegiato l’istituto dell’affido familiare, cioè l’inserimento del minore in un nucleo familiare, sia esso composito o mononucleare. L’affido può essere attivato in modalità “full-time”, che prevede una convivenza 24h/24, o in modalità “part-time”, in cui vengono preventivamente concordati tempi e modalità di convivenza.

La rete di intervento è composta da: comunità/SIPROIMI, Servizi Sociali del Comune dove il minore risiede (Servizio Adozioni Ed Affido Territoriale (SAAT), dove attivo), Tutore Legale e Tribunale per i Minorenni competente.

Una volta maggiorenni, i ragazzi arrivati in Italia soli sono costretti a lasciare le strutture che li hanno ospitati fino ai 18 anni. Le famiglie (nuclei familiari ma anche singoli cittadini) che decidono di ospitare in casa un ragazzo straniero neo-maggiorenne hanno l’opportunità  di conoscere una nuova cultura, aiutare una persona in difficoltà a costruire un percorso nel nostro Paese e diventare cittadini più consapevoli. Le famiglie saranno comunque seguite durante tutto il percorso.

La rete di collaborazione si fonda su: singoli e famiglie accoglienti, gestori dell’accoglienza, associazioni e stakeholder privati operanti nella comunità cittadina in dialogo con gli Enti territoriali.

Per famiglia di prossimità intendiamo nuclei e singoli, anche associati, che desiderino mettersi in gioco nello stabilire rapporti amicali con il minore. Questa forma di solidarietà non presuppone l’abitare insieme, ma l’impegno a dedicare tempo, risorse affettivo-relazionali e cooperazione con le comunità di accoglienza, responsabili dei Piani Educativi Individuali (P.E.I.) per ciascun minore.

La rete di collaborazione si fonda su: singoli e famiglie accoglienti, gestori dell’accoglienza, associazioni e stakeholder privati operanti nella comunità cittadina in dialogo con gli Enti territoriali.

Per scelta strategica, comunità di accoglienza e strutture del sistema SIPROIMI sono collocate in contesti urbani, centrali e quindi funzionali all’inserimento degli accolti nel nuovo contesto. A partire dai rapporti di buon vicinato, si può collaborare alla buona riuscita degli eventi che le comunità organizzano, stringere amicizia con i minori e “farsi conoscere” dai nuovi arrivati.

La rete dei vicini di casa è per definizione informale, solidale e creativa: ne fanno parte i condomini e gli abitanti del quartiere, che riqualificano il contesto urbano attraverso l’inclusione e la partecipazione di tutti i residenti.

La figura del Tutore Volontario è normata dalla legge 47/2017 e delineata dall’art.3 della Convenzione sui diritti dell’Infanzia. Si tratta un cittadino italiano o straniero maggiorenne, adeguatamente formato grazie all’intervento dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che garantisce al minore rappresentanza legale e gioca un ruolo di cittadinanza attiva, sostenendolo nel suo processo di emancipazione ed empowerment.

Il Tutore Volontario si rapporta, nel suo ruolo di rappresentanza del minore, con Uffici pubblici (Prefettura/UTG-Ufficio Territoriale di Governo, Ufficio Scolastico, ASL-Azienda Sanitaria Locale) e soggetti privati, quali la comunità presso la quale il minore è inserito. Interviene nel perfezionamento della procedura di affido o adozione.

L’attività del Tutore Volontario è svolta a titolo gratuito e la nomina decade al compimento dei 18 anni del tutelato.

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Affidamento familiare come funziona

Chi accoglie in casa un minore straniero non accompagnato ha l’opportunità di conoscere una nuova cultura e aiutare una persona difficoltà a costruire un percorso di integrazione, diventare un cittadino più consapevole e attivo. Per un migrante vivere con delle persone del posto è il modo migliore per entrare a far parte della comunità del territorio.

1°step: Profilazione minori e famiglie

Lo staff multidisciplinare lavora in rete con gli Enti che gestiscono progetti di affidamento per creare una profilazione dei beneficiari sulla base delle competenze linguistiche, formative e lavorative e raccogliere l’interesse dei singoli a sperimentare l’esperienza dell’affidamento familiare. Le famiglie interessate vengono ricontattate per una prima intervista telefonica.

2°step: Abbinamento Famiglia/Ospite

Una volta verificata l’idoneità della famiglia o del singolo individuo e dell’ospite si procede all’abbinamento. Viene fissato un primo incontro affinché le persone si possano conoscere e condividere aspettative, dubbi e domande sull’esperienza che si desidera vivere.

3°step: Avvio Della Convivenza

Il Provvedimento di Affidamento formalizza l’avvio della convivenza. ll tutore, insieme al mediatore interculturale, sono punto di riferimento per entrambe le parti, sia per attivare il percorso di autonomia della persona ospitata, sia per eventuali questioni relative al rapporto di affidamento.

4°step: Fine Della Convivenza

Alla fine del periodo dell’Affidamento, la persona viene supportata dall’equipe nel trovare un’idonea soluzione abitativa, nel cercare un lavoro che gli permetta di sostenersi economicamente, nello stabilire relazioni significative e positive sul territorio che contribuiscano anche alla vita nel contesto sociale.

Strumenti

Intervista Fulfiment Maria Antonietta

“Ho sempre ritenuto che una casa vuota, riempita solo di mobili o soprammobili non servisse a nessuno, per cui sono sempre stata disponibile a dividere gli spazi di casa mia con altre persone” così Maria Antonietta, ex medico adesso in pensione, spiega la scelta di provare l’esperienza dell’affido familiare.

Nell’estate del 2018, grazie a Cidis, ha conosciuto Fulfilment, una ragazza di 16 proveniente dalla Nigeria, insieme hanno trascorso una settimana al mare a Sabaudia, e dal settembre successivo vivono sotto lo stesso tetto. “Fulfilment è una ragazza volitiva che porta dentro di sé una bambina non vissuta e un adulto che ha affrontato tante situazioni”: afferma Maria Antonietta.

“All’inizio, quando mi hanno proposto di andare ad abitare in famiglia, mi hanno parlato di tante possibilità – ricorda Fulfilment – ma quando ho saputo che la persona a cui sarei stata affidata era dottoressa ho pensato che sarebbe stata una grande opportunità, dato che anche io voglio diventarlo”.

Col tempo hanno imparato a conoscersi, a capirsi, a rispettare gli spazi l’una dell’altra, passando del tempo insieme tra studio e divertimento. Anche durante il lockdown hanno trascorso dei momenti di leggerezze, tra partite a burraco e sperimentazioni in cucina. “A  volte di sera, prima di andare a letto, condividiamo esperienze di vita – racconta Fulfilment – che sono diverse perché veniamo da due Paesi diversi. Io racconto cosa facevo quando ero piccola nel mio paese, quello che riesco a ricordare. Condividiamo le nostre storie diverse per cercare le cose in comune”.

Quella dell’affido familiare si è rivelata un’esperienza di crescita per entrambe. “Mi ha insegnato il rispetto della diversità – ammette Maria Antonietta – quindi accettare di essere diverse, di avere culture diverse, storie di vita diverse e di essere accogliente nella diversità. Credo che nell’affido sia necessario porsi nella posizione di non aspettarsi di colmare i proprio vuoti ma di essere disponibile ad accompagnare l’altro a realizzare la propria storia di vita. Questo ci riempie il cuore e aumenta la consapevolezza rispetto ad una condivisione con un’altra persona”.

Anche Fulfilment, dopo quasi tre anni di convivenza, riflette sulla sua esperienza di affido: “Se io non l’avessi incontrata, la mia vita sarebbe più difficile, forse vivrei ancora nei centri con altri ragazzi, magari non avrei trovato un lavoro o non starei andando a scuola, o peggio ancora sarei stata forse in mezzo alla strada. Con lei ho una casa da chiamare, e quando vado fuori e torno sento la felicità di tornare perché c’è una persona a casa che ti aspetta a braccia aperte”.

Entrambe sono consapevoli che l’esperienza d’affido non è infinita, ma il legame che adesso le unisce è indissolubile: “Ormai Fulfil fa parte della mia vita! E anche se le strade si dovessero dividere, perché comunque lei è libera nel costruirsi la sua vita e il suo futuro, ormai il posto nel cuore c’è e non si può cancellare…”

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